Si è conclusa da poco la sessantanovesima edizione del Festival della canzone italiana, il più famoso e atteso in assoluto: Sanremo 2019. Come ogni anno, tra complimenti e polemiche, a vincere sempre è la musica e per tutti gli appassionati sono già disponibili sul mercato diversi dischi degli artisti che abbiamo visto sul palco dell’Ariston. Scopriamo quali sono i migliori da collezionare, riascoltare e ballare.

Sanremo 2019: la compilation ufficiale, artisti vari

Chi ha particolarmente amato questa sessantanovesima edizione o, in generale, è da sempre un fan del Festival della canzone italiana e magari ogni anno desidera riascoltare tutti i cantanti in gara collezionando la compilation ufficiale, anche questa volta è accontentato.

All’interno della confezione vi sono due dischi e contengono le canzoni di tutti i ventiquattro artisti che hanno partecipato alla kermesse: un dettaglio importante, considerato che non sempre si è verificato. Sono distribuiti equamente: dodici nel CD1 e l’altra dozzina nel CD2. La scaletta, naturalmente, è opinabile ma, scegliendo di acquistarlo, si presume che si abbia l’interesse di risentire tutti i brani. Si tratta della scelta ideale per chi ha apprezzato gran parte delle esibizioni, potendo spaziare tra generi e stili diversi. Inoltre l’ascolto consente di rivivere appieno il clima del Festival. È importante sottolineare che è disponibile anche la versione in vinile, pure in tal caso doppio: chi ammira una manifestazione tradizionale come Sanremo forse sarà felice di poter scegliere questo formato dal gusto vintage.

PRO

  • Si tratta di una pubblicazione completa: per rivivere il Festival ogni qualvolta lo si desidera.
  • Compilation originale, da collezionare perché legata a un evento specifico, così come all’annata: è un bel ricordo.
  • Contiene due dischi: si ha la possibilità di ascoltare tanta musica al prezzo di un solo cd.
  • Possibilità di scegliere tra cd e vinile.

CONTRO

  • Contiene tutte le canzoni del Festival ma non è detto che le proposte siano di vostro gradimento nella loro interezza.
  • La grafica della confezione, a mio avviso, lascia un po’ a desiderare: non richiama il logo, il font e i colori della manifestazione.
  • La scaletta dei brani non segue la classifica e il criterio di scelta sembra apparentemente casuale. La canzone vincitrice, per esempio, è l’ultima del CD1.

Sanremo 2019: Gioventù Bruciata di Mahmood

Mahmood è stato l’inaspettato vincitore del Festival con “Soldi”: un brano ballabile, dal sound internazionale e dal tenso intenso, che esalta tutte le sfumature della sua voce. Proprio come il resto dell’album, “Gioventù Bruciata”. Disco d’esordio dell’artista, è l’ampliamento dell’EP pubblicato l’anno scorso dopo la partecipazione a Sanremo giovani.

La frase “Gioventù bruciata” è anche il titolo di una canzone e la title-track è, a mio avviso, proprio una delle migliori dell’album. Contiene dieci tracce totali più una bonus, tutte dai ritmi moderni e leggere. Da segnalare due speciali featuring: “Anni 90” con il rapper Fabri Fibra e la traccia bonus, versione registrata del duetto che è stato proposto sul palco dell’Ariston durante la serata dedicata. Si tratta di “Soldi”, appunto, con Guè Pequeno. Mahmood lavora spesso anche come autore di successo e i testi che scrive contribuiscono a dimostrare il suo valore: canta il distacco, i sogni, la malinconia, le tendenze e le problematiche della società moderna, con una buona dose autobiografica e i ritmi contemporanei della musica pop leggera attuale. La grafica della copertina è accattivante, strizza l’occhio a James Dean e al film degli anni ’50 da cui prende il titolo l’album. Disponibile anche in vinile.

PRO

  • “Gioventù bruciata” consente di conoscere meglio le qualità dell’artista che ha vinto Sanremo.
  • Disco dal sound moderno e internazionale: ideale per chi ama la musica pop contemporanea, l’urban pop caratterizzato da testi di valore.
  • Si può scegliere se acquistare il CD o il formato vinile.
  • Contiene due featuring interessanti.

CONTRO

  • Se la vittoria di “Soldi” vi ha lasciato perplessi e non apprezzate il sound ballabile di Mahmood forse non è l’album che fa per voi.
  • Vi sono meno influenze arabe di quello che ci si aspetterebbe ascoltando il brano vincitore del Festival.
  • Suoni precisi, quasi gelidi, spesso “digitali”: potrebbero non essere apprezzati da chi ama le composizioni più elaborate e tradizionali.

Sanremo 2019: LiBerté di Loredana Bertè

Loredana Bertè è un’icona della musica leggera italiana, una diva dallo stile impareggiabile, che in molti avrebbero voluto vedere quanto meno sul podio durante l’ultima edizione del Festival. Vi ha partecipato tante volte ma non ha mai vinto e anche questa, purtroppo, è arrivata quarta con “Cosa ti aspetti da me”, brano pop rock tra i cui autori vanta Gaetano Curreri degli Stadio.

Loredana ha inserito questo singolo nella riedizione del suo sedicesimo album in studio “LiBerté”. Un disco fatto di inediti dopo tredici anni dal precedente, uscito a settembre dello scorso anno, probabilmente uno dei migliori della sua intera discografia. Contiene quindici pezzi in totale, tutti a conferma del suo essere un’anarchica regina della musica italiana, priva di filtri e freni: una composizione di canzoni che sono uno sfogo e un’esaltazione del suo stile controverso, talvolta paradossalmente introspettivo ma sempre e comunque energico. Vi sono le hit estive “Non ti dico no” e “Maledetto Luna-Park” e, oltre il brano di Sanremo, altre novità: due medley live registrati durante l’ultimo tour, con canzoni poco note del suo repertorio ma di particolare valore.

PRO

  • Il CD contiene delle hit che è un piacere riascoltare.
  • Rispetto all’edizione originale, vi sono due medley live: belli i brani selezionati, sono eccezionali per vivere la carica di una sua esibizione dal vivo.
  • La copertina e il titolo sono concettualmente interessanti: giocano spudoratamente con il controverso percorso personale dell’artista.
  • Testi incisivi e tanto buon rock.

CONTRO

  • Non è disponibile la versione in formato vinile.
  • Riascoltare “Cosa ti aspetti da me” e, in generale, l’intero album, potrebbe incoraggiare l’indignazione verso la sua mancata presenza sul podio di Sanremo. È una grande artista, unica in Italia: la sua personalità, la sua carriera e la potenza del brano in gara l’avrebbero meritato.
  • I medley dai concerti non contengono brani manifesto come “Non sono una signora” o “Dedicato”.

Sanremo 2019: Una nuova Rosalba in città di Arisa

Quella di Arisa al Festival di quest’anno è stata una complicata partecipazione. Inizialmente il suo brano “Mi sento bene” sembrava avere tutte le carte in regola persino per posizionarsi sul podio, poi la cantante ha avuto dei problemi alla voce, forse anche emotivi e il pathos è scemato con il passare dei giorni.

Resta il fatto che sia una canzone molto orecchiabile, che pare essere un mix tra due diverse, che palesa le sue qualità vocali, l’estensione eccezionale di Arisa. Si tratta del brano manifesto di “Una nuova Rosalba in città”, il suo album di inediti fresco di stampa, perché unisce lo stile riflessivo che spesso ha caratterizzato l’artista fino a oggi, con un sound più dance, assoluta novità del momento. Il segno di un rinnovo. Il CD, infatti, è il risultato di un cambio di casa discografica: Arisa è passata alla Sugar di Caterina Caselli e la collaborazione con l’etichetta, con tanti nuovi professionisti, si sente. Vi sono dodici tracce dallo spirito leggero, che esprimono l’intenzione di abbandonare la vulnerabilità e i dubbi esistenziali per iniziare a ballare e a godersi un po’ di più la vita.

PRO

  • Un CD che suona il rinnovo dell’artista: dal cambio di etichetta, all’evoluzione del sound fino alla crescita personale. I cambiamenti ci piacciono e sono inevitabili in un percorso artistico e umano. Arisa li affronta a modo suo, mettendoci la faccia e la voce: brava.
  • Nonostante sia un album diverso dai precedenti, rispetta ed esalta le qualità vocali della cantante, che molti amano.

CONTRO

  • L’intento è ammirevole: trasmettere vitalità per combattere la depressione ma l’effetto a seguito dell’ascolto potrebbe essere proprio il contrario.
  • Chi ha sempre apprezzato l’Arisa più drammatica, firmata Warner, potrebbe restare perplesso di fronte a questo nuovo riposizionamento, a questa esplosione di ritmi e colori.

Sanremo 2019: Vivi si muore 1999-2019 di The Zen Circus

The Zen Circus sono tra i gruppi più meritevoli, strutturati e ormai storici dell’alternative rock dal gusto punk nostrano. Il genere, naturalmente, non ne ha alimentato la notorietà, in un Italia in cui spopolano il pop e la musica leggera ma, grazie a questa raccolta, si ha l’eccezionale possibilità di conoscerli meglio.

“Vivi si muore 1999-2019” è la loro prima antologia e ripercorre gli ultimi venti anni di carriera, fatti di canzoni rock composte eccellentemente. Partiti dalla Toscana, giunti oggi a oltre mille concerti in giro per il paese, propongono toni struggenti, testi ribelli, l’espressione del disagio sociale, di una sofferenza provinciale e anche un pizzico d’amore, per sintetizzare undici album in diciannove pezzi da ballare o con cui riflettere, da assaporare a tutto volume. Due tra questi sono inediti, compreso “L’amore è una dittatura” ad aprire il tutto, il brano presentato al Festival di Sanremo. Gran parte del pubblico della kermesse probabilmente non li aveva mai ascoltati prima e qui si può rintracciare il senso di pubblicare un CD simile in questo momento.

PRO

  • Si tratta di un’antologia: un’esperienza d’ascolto bella e intensa per conoscere l’evoluzione di un gruppo che vanta oltre venti anni di carriera, attraverso i loro pezzi migliori.
  • I brani sono stati tutti rimasterizzati: il CD, dunque, può risultare innovativo anche a chi li segue già da tempo.
  • Chi apprezza il cantautorato vi troverà dei testi dall’alto livello concettuale, in chiave rock.

CONTRO

  • Sconsigliato a chi non ama le sonorità dure e crude del rock e del punk, a chi apprezza le melodie più dolci.
  • Non tutti apprezzano le raccolte, i “best of”: talvolta sono considerati una sintesi incompleta e opinabile del lavoro dell’artista ma ai più non sembra questo il caso.
  • Come si addice al genere, lo stile è quello di una denuncia dark, esplicitata a partire dal titolo: qualcuno potrebbe preferire un ascolto più allegro e spensierato.

 

CONCLUSIONI

Tutti questi dischi sono meritevoli dell’ascolto e interessanti da collezionare, in particolare se si è fan degli artisti in questione. Volendo suggerirne qualcuno in particolare, ne scelgo due: “Gioventù Bruciata” di Mahmood, per scoprire un artista giovane che sta dimostrando il suo eccezionale talento e “LiBerté” di Lodena Bertè, per celebrare una cantante dallo stile unico e dalla carriera inimitabile.